L'enigma del castello scomparso
A cura di
GABRIELLA
CHIOMA
Ridente piccolo centro sulle pendici di Punta Coregna, protesa sullo splendido panorama della costa occidentale esterna del nostro golfo, Campiglia sembra essere al centro di un interessante enigma storico. Che fine ha fatto il castello medioevale costruito probabilmente nel secolo XII dal vescovo di Luni a difesa dei propri territori, continuamente minacciati sia dallo strapotere dei marchesi Malaspina sul versante lunigianese, sia dalle mire espansionistiche di Genova per quanto riguarda i possedimenti sulla costa? L'esistenza del castello, del quale non è rimasta neppure una pietra, è provata da un Atto di protezione del 29 Aprile 1185, conservato nel Codice Pelavicino
e siglato dall'imperatore Federico I di Svevia a favore del Vescovo di Luni;
un'altra citazione del misterioso mastio è in un Atto di protezione del
Febbraio 1191, firmato stavolta dall'imperatore Enrico VI che confermava così la propria augusta benevolenza al vescovo di Luni.
Da questo momento in poi, le carte notarili tacciono. E non soltanto: per un motivo e in una data imprecisati, anche il castello sparisce dalla realtà territoriale, ed a Campiglia, il cui nucleo originario probabilmente sorse proprio attorno maniero, né un vincolo né una "corte" lo ricordano, quasi si fosse voluto cancellarne perfino il nome.
Ma se si unisce il dato storico certo ad una leggenda locale che parla della misteriosa tomba di un Templare nascosta nel fitto della vegetazione e visibile soltanto in particolari notti di plenilunio, allora potrebbe delinearsi una spericolata quanto intrigante ipotesi sulla misteriosa cancellazione. Nel possesso del castello potrebbero essere subentrati i cavalieri del Tempio, ricevendolo magari in dono dal Vescovo (come accadde per il Priorato di Nizza donato all'Ordine nel 1135 dal vescovo Pietro) oppure acquistandolo dalla repubblica di Genova che nel XIII secolo aveva esteso il proprio dominio anche ai nostri luoghi: I Templari, ricchissimi e potenti in quegli anni, possedevano infatti in Liguria, come risulta da un documento notarile del 1254, moltissime terre e "munite castella". Nel momento del tragico epilogo della vita dell'ordine, scomunicato e soppresso nel 1313 da papa Clemente V per volontà del re di Francia Filippo il Bello, anche la ipotizzabile capitaneria templare di Campiglia
poté verosimilmente essere stata abbandonata e successivamente il
castello raso al suolo per cancellare perfino il ricordo dell'ormai
compromettente presenza dei monaci-cavalieri dal bianco mantello.