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NUOVA  STRADA  E  FOGNATURA :  ECCO  LE  EMERGENZE  DI  CAMPIGLIA 

SOS degli abitanti

 

 

Articolo su “ Il SECOLO XIX” del 25 Novembre 2008, a firma di Alberto Albonetti  

«Assicurare la vita di un centro abitato, specie se ha elevate caratteristiche come Campiglia, non dovrebbe essere una priorità per il Comune?». Se lo chiede Enrico Canese, abitante del paese. Ecco in breve le due magagne, stranamente connesse, di Campiglia: la strada e la fognatura. La prima è prevista nel plano urbanistico, la seconda è un progetto Acam. La strada, spiega Canese, non è più lunga di 400 metri; partirebbe dall'ingresso dei paese, e passando a raso nella campagna sottostante raggiungerebbe un punto presso la vecchia scuola; lungo il percorso sono previste tre zone di parcheggio (risolvendo così un primo problema). Perché e necessaria questa strada? Perché, interviene un altro abitante, Luca Pallano, le case della parte nord dei paese attualmente si possono raggiungere solo a piedi. «Andrà a finire - osserva Pallano - che a Campiglia ci saranno solo seconde case di Inglesi». Campiglia, inoltre, è priva di fognatura: c'è solo un collettore meteorico in cui sono stati inseriti gli scarichi delle case. ll risultato si vede alla curva della strada di Campiglia dove inizia sulla destra la orizzontale strada della Costa Rossa: un orrendo masso ricoperto dagli scarichi che vengono dall'alto. L'Acam ha predisposto un progetto che utilizza il tracciato della strada per realizzare collettore fognario e impianto di depurazione. Ma c'è un rimpallo di competenze fra Acam e Comune: cominci tu o comincio io?  E così gli scarichi fognari continuano a sgocciolare sulla Costa Rossa.

 

 

QUEI  50  TRENINI  DELLA  VENDEMMIA

"Copiati" dalla Valtellina, sono entrati in funzione all'inizio degli anni Ottanta

 

Articolo apparso sulla rivista bimestrale "INGEGNERI DELLA LIGURIA"  Luglio-Agosto 2008

L’uomo dei trenini nelle 5 Terre è lui, Renzo Bordoni, un carpentiere di Riomaggiore che nel 1979 i trenini monorotaia di cui si favoleggiava andò a vederli li all'opera in Valtellina per poi “trapiantarli” lungo i ripidi pendii delle sue colline. In quegli anni cominciavano a soppiantare le teleferiche che collegavano due località senza possibilità di tappe intermedie, come è invece necessario per raccogliere le uve su piani diversi. "Sapevamo che in Valtellina, dove ci sono terrazzamenti simili a quelli delle 5 Terre, i contadini li usavano per le vendemmie - racconta Bordoni - ed io feci parte di una delegazione di amministratori e tecnici che decise di vedere come funzionavano". Quei trenini, che avevano un motore Honda da 375 cc e trainavano due carrelli carichi di grappoli, superarono l'esame. Così, l'anno successivo, gli amministratori dei Comuni della zona (il Parco ancora non c'era) ne commissionarono i primi esemplari ad una società svizzera che li costruiva. I tecnici d'Oltr'Alpe arrivarono nelle 5 Terre e cominciarono a far correre sopra i vigneti le rotaie d'acciaio, simili a quelle di un luna park, piazzate su poderosi basamenti. La prima fu sistemata a Valpusse (Valle dei pozzi) di Manarola, salutata dalla gente del posto con euforica incredulità ma anche con un po' di diffidenza, perché tutte le novità in queste contrade appese tra cielo e mare sono guardate con sospetto. Ci volle poco tempo, però, per vincere anche la riottosità dei più tradizionalisti, abituati a fatiche infernali per portare l'uva usando braccia e gambe. "Se oggi i vigneti delle 5 Terre non sono abbandonati, lo dobbiamo soprattutto ai trenini che hanno reso più tollerabile la fatica dell'uomo " confida Renzo Bordoni. Dopo le prime installazioni, gli uomini del posto avevano imparato a fare da soli (gli svizzeri costavano 500 mila lire a persona al giorno più vitto e alloggio) e oggi i trenini non. hanno più segreti per loro. Sono capaci di montarli, smontarli e fare manutenzione. E li chiamano anche i privati quando c'è da realizzarne qualcuno in proprietà private. Oggi i trenini, da Campiglia e Monterosso, sono 50 e sono i più solidi e preziosi compagni di lavoro dei contadini che non potrebbero più farne a meno. Anche in considerazione della loro età media che sfiora i settant'anni. Il percorso più lungo è quello di Campiglia: 1200. metri. Poi c'è quello di Vernazza, 800 metri. E non ci sono soltanto i trenini a smaltire le fatiche più terribili. Da qualche tempo nelle 5 Terre opera anche l'elicottero che trasporta pietre, concime e altri materiali. Ha una capacità maggiore (10 quintali per volta contro i 250 chili dei trenini) e il vantaggio di trasportare il materiale proprio dove lo si vuole. E' usato soprattutto per il trasporto delle pietre, che vengono dalle cave di Carrara, e che servono per i muretti a secco, un elemento caratteristico del paesaggio delle 5 Terre. All'inizio dell'Ottocento, periodo di massimo sviluppo dell'agricoltura, da Riomaggiore a Monterosso c'erano 8 milioni e 400 mila metri cubi di muri. Una quantità incredibile di pietre che, se allineate, avrebbero formato un muro lungo 7 mila chilometri.

 

Oggi e domani passa dalla Spezia "Camminare Liguria 2008"
A piedi con il Wwf lungo tutta la Liguria a caccia di scempi ambientali
E' partito quest'oggi da Montemacello il "Camminamare Liguria 2008" sotto l'egida del Wwf, che attraverserà a piedi tutta la Liguria alla ricerca degli scempi urbanistici destinati a modificare la linea di costa. Nella loro prima settimana di viaggio Riccardo Carnovalini ed Elisa Nicoli copriranno l'itinerario da Montemarcello a Monte. Dopo essersi lasciati alle spalle la prima tappa Tosco-Ligure (Carrara –Montemarcello), i due camminatori si apprestano ad una settimana di cammino intenso dove alterneranno le loro passeggiate con incontri ed eventi pubblici. A fare gli onori di casa oggi alla Spezia le associazioni ambientaliste dei Vas, MareVivo-Golfo dei Poeti, Comitato per la Salvaguardia del Golfo e WWF che con i loro numerosi volontari hanno contribuito ad arricchire le prime tappe liguri con incontri ed iniziative di carattere politico-ambientalista.
La seconda tappa di oggi ha visto la partenza da Monte Marcello per le ore 9.00 con arrivo a Lerici intorno alle ore 16.30:solo 8 km di cammino. Il percorso lungo Tellaro, Barbazzano, Serra, e arrivo in piazza Garibaldi a Lerici. Lungo il tragitto che si articolerà all’interno del parco naturale di Montemarcello-Magra c'è stata l' occasione per parlare dei nuovi progetti di sviluppo per l’area artigianale sul fiume Magra, della centrale Saras di Arcola e per fare delle riprese al depuratore del Senato di Lerici
La terza tappa: Lerici (8,30) – La Spezia(18,00), è passata da San Terenzio e da Pitelli,occasione per affrontare il problema dei rifiuti tossici a Pitelli , quello relativo alla bonifica dell’area IP, della centrale Enel di La Spezia , del porto container di La Spezia e del progetto waterfront. La terza tappa è lunga 15 km.
La quarta tappa di domani : La Spezia stazione FS (8,00) – Campiglia (18,30) farà scalo a Portovenere (15,00) e sarà quindi inevitabile affrontare la questione del potenziamento del rigassificatore di Panigaglia, dei progetti per la Palmaria e di quelli di Campiglia che ne hanno fatto un best case di turismo sostenibile. La quarta tappa è lunga 19 km
La quinta tappa: Campiglia (8,00) – Monterosso stazione FS( 20,00) si articolerà lungo 20 km di costa ed attraverserà i suggestivi paesi di Riomaggiore (11,30), Manarola(12,30), Corniglia (13,30), Vernazza (17,30), La tappa offrirà numerosi spunti di riflessione: dalla funivia Riomaggiore – Riccò, alla ricettività turistica delle Cinque Terre. Per maggiori informazioni sulle singole tappe è possibile consultare il sito www.camminamare.it
Eventi del Levante CamminAmare Liguria 2008*
Ecco il programma della tappa di oggi e di quella di domani
LA SPEZIA –Via Tommaseo 43
Cercando il golfo dei Poeti
Partecipano: Maurizio Maggiani, Gerardo Brancucci, Maurizio Cattani, Nicoletta Salvatori, Enrico Schiffini, VAS, WWF
giovedì 10 luglio, ore 12:00 LE GRAZIE – Convento degli Olivetani Incontro con Associazioni e Comitati locali su Panigaglia e dintorni
Partecipano: Pier Paolo Bracco, Enrico Schiffini, Paola Faggioni, Giorgio Pizziolo, Donata Bronzi (L’Artigliè)
 

09/07/2008 21.10.10

Massimo Guerra

LE  PIETRE  DI  ARENARIA RACCONTANO I SEGRETI DEL VECCHIO CAMPANILE

Riaffiora il "giacimento" di pietre intagliate che avrebbero dovuto essere impiegate per completare la sommità dell'opera.   

Articolo sul giornale "Il Secolo XIX" del 10 Maggio 2008, a cura di Luciano Bonati.

Grazie ai conigli di un pensionato, la medievale Campiglia arricchisce un capitolo della propria storia. Quella del campanile simbolo, con il mulino a vento, della borgata. Campanile edificato interamente con le arenarie cavate nella parete della Lama e modellate dagli abili scalpellini del posto. Opera più recente rispetto alla chiesa già citata in documenti del 1200 tra quelle soggette a Carpena e intitolata a Santa Caterina d'Alessandria martire. Il campanile non fu completato secondo il progetto originale: in corso d'opera finirono i soldi. Gli scalpellini di Campiglia, però, avevano già tagliato tutte le pietre occorrenti. Franco Canese, inerpicatosi alla Lama a far le erbe per i conigli, ha ritrovato quel giacimento di arenaria. La scoperta ha incuriosito Dorino Nevoni, Piero Lorenzelli ed Enrico Canese, che curano il sito internet sulla storia del borgo. Campiglia già festeggiava "a Santa Cataìna der Michéo" ma non aveva ancora l'imponente campanile in pietra arenaria che svetta accanto alla chiesa sul crinale spazzato dai venti. Tanto in mostra da costituire uno dei punti d'allineamento (quando non c'erano ancora le sofisticate apparecchiature attuali) per chi va per mare, particolarmente per i pescatori. La prima pietra del campanile fu posta il 13 giugno 1883, nella ricorrenza della Pentecoste. Prima di allora esisteva un minuto campanile accostato alla chiesa, che fu demolito per far posto al nuovo, voluto e finanziato dal popolo. La sottoscrizione paesana arrivò a raccogliere, nel 1886, 676,35 lire. Il Regio Economo Generale di Piemonte contribuì con uno stanziamento di 500 lire e il Municipio della Spezia venne a sua volta incontro ai campigliesi con un sussidio di 284 lire. L'opera giunse a compimento nel 1890 e costò complessivamente 3.072,60 lire, ma non rispettò il disegno originale. Il progetto dell'ingegnere Claudio Piagi pare prevedesse una struttura sommitale a piramide, ma poiché i lavori andavano per le lunghe (sette anni di durata) e la cassa si svuotava, si optò per una soluzione sbrigativa: la copertura a terrazzo che oggi vediamo. Il campanile, base di 4 metri per 4, altezza 18 metri, si compone esclusivamente di blocchi di pietra arenaria cavati nella Lama, scalpellinati sul posto e trasportati in paese con vie di lizza improvvisate e con impiego di rulli. Le pietre di minor peso venivano portate a spalla Il monolito di maggior dimensione misura metri 3,45 per 0,35 per 0,50 e pesa ben 1.600 chili. Il sentiero sottostante il vico Codemin, che sul piano raggiunge il paese, sarebbe stato aperto in funzione della cava e il transito era riservato alla gente di Campiglia che possedeva boschi e vigneti oltre la Lama, l'impervia pietraia che ancora custodisce le arenarie destinate al campanile "a piramide", tornate alla luce... in virtù dei conigli di Franco Canese.

 

SOS  DA  CAMPIGLIA:  MANCANO  FOGNATURE,  STRADE  E  CASE

 

Il borgo rischia di spopolarsi, rimanendo frequentato solo dai turisti.

Delegazione dal Sindaco Federici.

Articolo sul giornale "Il Secolo XIX" del 6 Maggio 2008, a cura di Luciano Bonati

CAMPIGLIA, bella per la breve vacanza, un po’ meno per viverci. La frazione collinare del Comune della Spezia e porta di levante del Parco nazionale delle Cinque Terre non ha le fognature, è carente nella viabilità e non è più in grado di dare risposta a quei giovani che, decidendo di metter su famiglia, desiderano mantenere le radici nel posto dove sono nati. Il perdurare dello stato di disagio è stato fatto presente al sindaco, Massimo Federici. da una delegazione di cittadini, che ha sollecitato ancora una volta l'amministrazione comunale a venire incontro alle esigenze del paese. In merito alla rete fognaria, i delegati di Campiglia hanno suggerito un contatto con Acam per superare una stasi che dura da anni L'opera potrebbe partire contemporaneamente alla realizzazione di una una strada recepita dal Puc, però rimasta sulla carta. Si tratta di una bretella che, distaccandosi dalla carrozzabile nei pressi del campo sportivo, percorre a sud il centro storico raggiungendone l'estremità orientale, dove sorge l'ex edificio scolastico. Tale strada, considerata la morfologia del sito, può inoltre sviluppare - è stato precisato al sindaco - utili aree di parcheggio, considerato che quelle oggi in uso sono insufficienti, soprattutto in ragione dell'aumento dei flussi turi stici. Campiglia è un posto strategico, con vista sul Golfo e sul mare aperto, crocevia dei sentieri del Cai per Portovenere e le Cinque Terre e verso il mare dei campigliesi, quello che si raggiunge, per scalinate, al Persico ed a Navone. Ma come a Portovenere e nelle Cinque Terre, la caccia al rustico nella vigna di Tramonti o alla casetta vuota nel centro storico ha fatto lievitare i prezzi in modo spropositato. Un giovane di Campiglia che, sposandosi, vuole restare nel proprio paese - è stato spiegato al sindaco Federici - non potrà mai affrontare i costi di mercato. Occorre allora che il Comune intervenga con un'opportuna revisione del piano regolatore, favorendo nuove residenze ed impedendo che attorno alle stesse sorgano speculazioni. E' stata pure indicata un'area dove insediare le nuove residenze con affaccio sul Golfo, perché il pregiato versante di Tramonti, "patrimonio mondiale dell'umanità", non va toccato. «Campiglia – hanno detto i residenti - non chiede campi da golf ma civili abitazioni per quei suoi figli che intendono perpetuare la vita del paese, contribuendo oltretutto, con il proprio lavoro nell'orto e nella vigna, a mantenere fruibile un paesaggio sempre più in pericolo». Quanto all'unica strada che collega il borgo alla città, stretta e tortuosa, è stata chiesta una più accurata manutenzione, scarpate comprese. Una lettera è stata inviata al Comune nel marzo scorso. Il "Reparto operativo alla viabilità" ha risposto l’11 aprile affermando  di avere " inviato ai settori comunali competenti richiesta di sopralluogo tecnico". Si aggiungeva che al momento non si riscontravano "situazioni tali da far presumere un pericolo imminente". Manco a farlo apposta, il giorno dopo, verso le 17, una ceppaia  si è abbattuta sulla carreggiata. Era l'ora di maggior traffico, quella del rientro operaio, ma per fortuna in quel momento non passava nessuno. La circolazione però è rimasta bloccata per un pezzo. In coda pure l'autobus.

 

 

GEMELLI,  MA  DIVERSI

La curiosa storia di due paesi: Biassa e Campiglia

Scritto da Valerio P. Cremolini, per il settimanale "La Gazzetta della Spezia", del 2 Maggio 2008

 

Non pochi paesi che circondano La Spezia hanno radici storiche precedenti al XII secolo e Campiglia, la più piccola frazione del Comune, risponde al citato requisito. Situata a circa 400 metri sul livello del mare divide per molti secoli la sua storia con la vicina Biassa, nucleo abitativo di ben  più nota fama, da cui si fa derivare la provenienza dei primi cittadini della Spezia. Ottone II, uno dei quattro imperatori del Sacro Romano Impero, nomina Campiglia in un documento dell'epoca; forse la visitò quando venne in Italia nel 980 per ricevere la corona imperiale dalle mani di Benedetto VII.  In "La Spezia e il suo Golfo”, Carlo Caselli sottolinea il ricorrente parallelismo fra Biassa e Campiglia affermando che “questi due paesi, cisti dallo Spezia, sembrano due branchi di gente. scappata dalla spiaggia del Golfo e inseguita dalla civiltà. Il branco di Campiglia, più composto, si è fermato sul monte e guarda tranquillo; l'altro di Biassa, ancora scapigliato, sta nascosto nelle boscaglie d'una gola deserta e par che spii le mosse del nemico per rimettersi in fuga”. Narra infatti una leggenda che in tempi antichi una nave di pirati saraceni naufragò presso le nostre coste e alcuni della ciurma, scampati alla furia del mare, trovarono rifugio sui monti del Golfo dove, appunto, sorsero le colonie di Campiglia e di Biassa, Attraverso un percorso affascinante e avventuroso si risale alla comune civiltà e la leggenda ne è solo una piccola parte, considerando l'effettiva esistenza dell'attività piratesca, che dominò laddove si dimostrava fragile l'organizzazione del potere statale. Ma sono altrettanto interessanti  i risvolti autonomistici che i “campioti” perseguivano nei confronti dei "biassei": i primi più influenzati dalle attività marinare e i secondi più propensi alle attività agricole. Da qui, lo studioso Giovanni Sittoni individua distinte caratteristiche delle popolazioni: più quieto l'abitato di Campiglia, più turbolento quello di Biassa; corretto nella sua eleganza campagnola il campiota.. più trascurato il biasseo. La vocazione al separatismo traspare nella staia di queste due colonie sorelle e Campiglia, pur limitata nell'estensione e con popolazione esigua rispetto a Biassa, si rende protagonista di un distacco che nelle valutazioni del Sittoni si contrappone "ai circa otto secoli d'immutabilità che ha contraddistinto i suoi modi di vita, preannunziando che nello spazio di poche generazioni essa vuol rendersi irriconoscibile". La storia di Campiglia, innestata in un confronto che la vede frazione della famosa Biassa, contiene stimolanti capitoli riferiti alla sua collocazione strategica, per cui il già citato Giovanni Sittoni in un scritto del 1907 sottolineava che “ chi vuol arrivare a Campiglia  bisogna che si prepari a una lunga e difficoltosa scalata di massi scistosi e calcarei e c’è da chiedersi ritornando all'epoca dei primi insediamenti, come doveva essere possibile lo spingersi  fin lassù, in un territorio impraticabile, senza la più lontana. sia pure avvenire, possibilità di pascolo in larga. scala o d'una possibile estrazione dal suolo di qualsiasi elemento”.  I tempi hanno in parte smentito tale opinione se è pur vero che Campiglia  ha  reso fertili le sue terre e i suoi vigneti. situati nelle diverse località dai nomi insoliti (Lamoa, Codemin, Traina, Maioi, Cimo, Chioso, Navone, ecc.), ne costituiscono superba testimonianza. È per la naturale propensione difensiva del paese che si presume venne edificato un castello di cui oggi non resta traccia., se non per identificare un suo borgo evidentemente occupato nel tempo (se ne trova la citazione in un atto di Federico I di Svevia del 1185 e, successivamente, nel 1191 nell'atto con il quale Enrico IV confermava la sua posizione sulle terre del vescovo di Luni), dalla fortezza. Oggi Campiglia supera di poche decine il centinaio di residenti, ma cessò quasi di esistere verso il 1300 a causa di una drammatica pestilenza che provocò il pressoché totale sterminio dei suoi abitanti. Un solo testimone riuscì a sopravvivere a quella mortale epidemia.  Campiglia contava 75 abitanti nel 1607, 119 due secoli dopo; 283 nel 1835; 340 nel 1844; 378 nel 1883; 477 nel 1931, quando Biassa ne censisce oltre 1.600. Soddisfa la curiosità sapere che da sempre i cognomi Sturlese e Canese contraddistinguono la provenienza campiota; nel 1911 vivevano  a Campiglia 43 famiglie Sturlese e 35 Canese, mentre a Biassa. nello stesso anno, la disputa per il primato della diffusione del cognome era  aggiudicata dalle 37 famiglie Carro, seguite dalle 36 Cidale, 30 Natale, 28 Lombardo, ecc, a conferma di un maggior movimento di nuclei abitativi che trovarono sistemazione nel più ampio territorio di Biassa, a differenza di quello più limitato e meno redditizio di Campiglia. Quali i residui della Campiglia di ieri che si possono tuttora ammirare? Sostanzialmente immutata è la struttura del  paese a cui si accede non più per “sentieracci” di antica memoria, per  una strada carrozzabile che termina su un piazzale ove ha sede l'antica chiesa dedicata a Santa Caterina di Alessandria. Costruita nel 1540, restaurata nel 1981, è la continuità di analoga cappella già offerta al culto della Santa nel 1300. L’attuale campanile è stato edificato dal 1883 al 1888. Al 1840 risale, invece, un superbo esempio di mulino a vento purtroppo in fase di progressivo decadimento, collocato in una cornice di verde da cui è possibile godersi la meravigliosa costa di Porto Venere con la Pamaria, il Tino e il Tinetto. A  tal riguardo, se da un lato Campiglia ci offre scorci di primitiva bellezza (Tramonti. Persico, Rossola, Albana. ecc.), altrettanto è il fascino reso dal colpo d’occhio sul golfo della Spezia, percepibile in tutta la sua ampiezza. L’impervio di ieri è diventato,  dunque l'incantevole e l'invidiato di oggi, per quanto la città abbia influito nel richiamare a sé numerose famiglie con il conseguente spopolamento del paese. Le presenze si moltiplicano, naturalmente, nel periodo estivo e nelle giornate occupate dalla tradizionale vendemmia che, per la fatica e il molto sudore di cui necessita, fa  riflettere sull'incomoda posizione dei vigneti e sulla già menzionata collocazione di Campiglia, che domina sia la Costa delle Cinque Terre, sia parte del Golfo e delle Alpi Apuane. Campiglia rimane un documento di paese che ha mantenuto la propria identità, le cui case ravvicinate sono traccia di un passato che merita di essere rivisitato con una punta di nostalgia e un po' di rammarico per aver voltato le spalle al vivere paesano e  alle buone tradizioni in esso custodite.

 

 

I CAMPIGLIESI EMIGRATI NEL MONDO SI DANNO APPUNTAMENTO SU INTERNET

 

I

Articolo sul giornale "Il Secolo XIX" del 27 Aprile 2008, a cura di Sondra Coggio

Sono Sturlese di Spagna, o New Orleans, Canese del Cile o della Florida: ma campigliesi d'origine, anche se non lo sanno, e vivono in aree lontanissime. È straordinaria, la campagna di ricerca promossa dall'Associazione Campiglia, nata otto anni fa: sul suo sito Internet www.campiglia.net, ha messo in rete storie, aneddoti, curiosità e bellissime foto d'epoca del piccolo affascinante centro a picco sul mare, a 400 metri di altitudine sul crinale che domina da un lato il golfo della Spezia, e dall'altro s'affaccia sul Tirreno. E ha invitato a farsi avanti gli Sturlese e i Canese del pianeta, traducendo in spagnolo ed in inglese l'appello. La ragione c'è.

Oggi a Campiglia vivono in modo stabile cento persone, ma il borgo già esisteva nell'anno 981. E nel 1900 aveva 400 abitanti, che rispondevano a due soli cognomi: Sturlese, con 43 famiglie, e Canese, con 35. Ebbene grazie alle prime risposte, già è stata tracciata una mappa dei ...campigliesi. Gli Sturlese sono presenti in 59 Comuni italiani, su 12 regioni. Le risposte sono arrivate dall'Università di Messina, (Emanuele, medico, classe ‘56), e da Vienna (Stefano, comandante Alitalia, madre tedesca), da Barcellona (Enrique, e Mario, discendente dei "Cadena" e dei “Bolacco”), ma anche Raul Pelayo, il cui bisnonno Luigi sposò la catalana Enriqueta Casas. E poi c'è Jorge Canale del Perù, nipote di don Nicolas Sturlese, e non è mai stato in Italia, ma ha visto Campiglia sul sito. E c'è David, 44 anni, che vive a Lafayette in Louisiana il suo trisavolo Joseph André viveva a New Orleans. In quanto   ai Canese, compaiono in 33 Comuni d'Italia hanno risposto Tiziana, dalle Grazie, e Paolo, spezzino, e Rinaldo, di Reggio Emilia, e Luciano, da Vimercate, e Maurizio, da Varese, e Giuliano, da Portovenere, e Roberto, e Valentina, da Genova. E dall'estero: Enzo, da Concepcion, in Cile, e Silvio, che, in Cile è ormai un appartenente alla terza generazione di campigliesi cileni, ma si è "emozionato" moltissimo, leggendo il sito. E dall'Argentina Cristina, figlia di Guillermo Carlos, e dalla Patagonia Monica. E dal Paraguay addirittura in un'ottantina, da Asuncion, e da Montevideo, in Uruguay, Garzia Melina, che discende da un Antonello Canese, nato nel 1750. E dagli Usa, Christian di Phoenix, e Gerard dalla Florida..

Gli autori del sito sono Piero Lorenzelli ed Enrico Canese, coadiuvati da tanti amici, che amano questa, terra amici che qui sono nati, ma - sempre più spesso - persone che si sono innamorate di quest'angolo di paradiso, in cui il mare sembra spalancartisi addosso con una forza travolgente, quasi risucchiandoti in un abbraccio fra cielo e terra che altrove non accade. E questo spiega l'emozione di chi arriva, da paesi lontani, da altri continenti, e rimane incantato per la vista spettacolare che si gode dalla piazzetta della chiesa. Il sito su Campiglia oggi e ieri, trasmette la forza di questi abitanti antichi, che riaffiorano in bianco e nero dalle immagini di una volta: le donne campigliesi, con quella fierezza "contadina" che dalla gioia con la quale sembrano sollevare senza fatica le grandi ceste dell'uva: per diventare poi elegantissime all'uscita della chiesa nei giorni di festa, con l’allegro sciamare verso le case. E le schiere dei bambini delle scuole: quelle immagini che non esistono più, tantissimi puntini accovacciati per la foto di gruppo, con lo sguardo un po' spaurito di chi è "costretto" a starsene chiuso in una classe, quando all'esterno sembra si scatenino tutte le attrattive della natura, soprattutto a Campiglia, sulla cima del mondo...

Con Piero Lorenzelli, "figlio di madre con cognome Sturlese", e Enrico Canese, "della stirpe del ministro", dunque entrambi campigliesi con la "doc", operano Federico Leporati, "proprietario di casetta a Schiara", e Francesco Checco Faggioni, "cadamoto espertissimo di computer grafica", e Rubens Fontana, "assiduo frequentatore" di Campiglia. Pagine sono dedicate all'Associazione Campiglia, che festeggia i suoi otto anni di vita, da quel 2000 quando è nata, col presidente Marco Cerliani, i consiglieri Pierpaolo Bracco, Romano Giacché, Enrico Canese, Lucio Giacomazzi, Stefano Natale, Marina Sturlese, Lorenzo Sturlese, come consiglieri. Qui solo nel 1961 la prima, corriera poté arrivare al paese, inerpicandosi su questa stessa strada militare, iniziata nel 1914, con la costruzione della batteria di Costa Rossa.

Oggi fioriscono nuove attività e riaprono i sentieri, come il Fossola e Monesteroli.

 

 

 

 

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Ultimo aggiornamento: 16-11-09