Le Eroine di Campiglia

10-06-12

Home
Su
Storia Antica
Chiesa di Campiglia
Costruzione del Campanile
I Savoia a Campiglia
Castellana
I Viticoltori di Campiglia
Ubaldo Mazzini
Le Eroine di Campiglia
Scorci di vita paesana
I Casati di Campiglia
I Limiti del Territorio
Abitanti di Campiglia
Dal Paraguay

 

Le "eroine" di Campiglia

comitato
 

Siamo a Campiglia nell' Agosto del 1944, le vicende di guerra ormai stanno volgendo a favore degli Alleati, le incursioni di ricognitori (Pippo), i passaggi di bombardieri, si intensificano giorno dopo giorno; fanno la parte del leone le cosiddette "Fortezze Volanti, B-17", (il  rumore di questi quadrimotori è ben noto ai campigliesi che, durante l'inverno '43-'44, ne hanno visti e sentiti passare a decine in direzione di Cassino), i loro voli si susseguono a ritmo sempre più insistente. I paesani, durante gli allarmi aerei si rifugiano dentro ad una galleria a forma di "U", cioè con il punto di ingresso diverso dall'uscita, questo  rifugio antiaereo è stato scavato nella roccia con il lavoro dei campigliesi stessi: l'ubicazione è sotto la chiesa. In quell'assolato mese di Agosto due umili paesane di Campiglia, scrivono una nobile pagina di coraggio e di abnegazione; incuranti delle conseguenze a cui potrebbero andare incontro……, ma leggiamo ciò che il giornale La Nazione del 4 Marzo 1970, a firma di F.C. scrive, questo il titolo:

AMERICANO TORNA SUL LUOGO DOVE CADDE CON L'AEROPLANO .

Era una "fortezza volante" abbattuta venticinque anni fa - Si salvò con il paracadute .

 Il commovente incontro con una delle donne di Campiglia che per aiutarlo rischiarono la vita. "Mia cara Matilde, dato che purtroppo non parlo né scrivo italiano, ho pregato un mio amico di scriverti questa lettera. E' stata per me una immensa gioia di poterti finalmente vedere, ieri; non ho mai scritto durante tutti questi 25 anni, solo perché non conoscevo il tuo nome e indirizzo. Entrasti nella mia vita per un breve momento e sparisti subito. Comunque in tutti questi anni sei stata la persona più cara e importante della mia vita. Come già ti ho promesso ritornerò presto e porterò mia moglie a conoscerti. Accludo alla presente un assegno circolare della B.N.A. numero 3767829, quale mio piccolo regalo. Sono molto contento di averti rivista e possa Dio benedirti per quello che hai fatto ed io prego affinché ci possiamo rivedere presto. Ho scritto anche ad Enrica. A presto". Questa breve e commossa lettera, spedita da Roma il 13 Febbraio scorso, è stata ricevuta da Matilde Canese, un'anziana signora che abita con la famiglia all'Acquasanta. Gliel'ha scritta un ingegnere americano, Jule G. Spach, che giorni prima era ritornato a Campiglia, vicino alle Cinque Terre, per rivedere i posti dove aveva vissuto una terribile avventura e aveva fatto vivere anche momenti di angoscia e terrore a Matilde Canese e all'Enrica nominata nella lettera: Enrica Sturlese di Campiglia. Jule C. Spach faceva parte dell'equipaggio di una "fortezza volante" abbattuta nel cielo del Tino e della Palmaria nell'Agosto del 1944. L'aereo si sfasciò in una vallata di Campiglia, vicino alla villa del Dott. Bertonati, in località Albana. I dieci aviatori si lanciarono col paracadute. Sei furono uccisi ancora prima di toccare terra, tre vennero fatti prigionieri dai tedeschi. Jule C. Spach, allora venticinquenne, riuscì a sfuggire alla cattura. Due donne lo aiutarono, appunto Matilde Canese ed Enrica Sturlese: lo rifocillarono e gli dettero qualcosa per ricoprirsi. Era rimasto con le sole mutande ed un orologio al polso. Ma poi sopraggiunse un "collaborazionista" : L'americano finì nelle mani dei tedeschi e le due donne in carcere, con il rischio di essere fucilate. Deportato in Polonia, il pilota americano venne liberato alla fine della guerra. Dopo venticinque anni è tornato nei luoghi dove la "fortezza volante" era stata abbattuta: E' ritornato anche per rivedere e ringraziare le due donne che lo aiutarono. L'incontro con Matilde Canese è stato molto commovente, Jule C. Spach ha abbracciato e baciato più volte la sua soccorritrice di allora. "Tu molto sofferto per me", non ha fatto che ripetere . "Ho cinque figli: tornerò con loro. Tu molto sofferto. Io mandarti tanta roba ora che so chi sei e dove abiti". Jule C. Spach era stato visto sulla Litoranea l'11 Febbraio. Si guardava attorno, come se volesse riconoscere qualche luogo. Cercava il punto dove il suo apparecchio venticinque anni prima si era schiantato al suolo. C'erano due sposini. L'americano si è avvicinato, ma non è riuscito a farsi capire e se n'è andato sconsolato. Poi si è saputo che si trattava di un americano e che più volte aveva pronunciato la parola "aeroplano kaput". E' stato come un lampo per Emilio Lombardo, titolare della trattoria delle "Cinque Terre". Sì un aereo precipitato. Era una  "fortezza volante" Agosto 1944. Era suonato l'allarme e lui con la madre e tutti i familiari aveva cercato rifugio in una cantina a Campiglia. Da una finestrina vedevano il cielo. Scorse così un "bestione" provenire dalla Palmaria. Era un quadrimotore che, centrato dalla contraerea, prese a precipitare. Dieci paracadute si aprirono nel cielo. L'aereo andò a schiantarsi in una vicina vallata. "Poi si seppe, ci ha detto Emilio Lombardo, che solo tre dei dieci aviatori erano giunti vivi a terra". Ma il giorno dopo Matilde Canese ed Enrica Sturlese, che si trovavano nei boschi a far legna, videro uscire da un cespuglio un giovane che indossava solo un paio di mutande e aveva un orologio al polso. Alzò le mani e disse: "Americano". Indicò quindi il cielo e con la mano fece il gesto di un apparecchio che precipitava. Compresero subito che si trattava di uno degli aviatori lanciatisi col paracadute. Le due donne lavoravano per conto della "Todd". Erano tempi duri, e per campare, bisognava arrangiarsi. Ma il loro compito non era che quello di procurare della legna. Detestavano i tedeschi quanto gli altri, e la loro preoccupazione fu subito quella di dare un aiuto all'americano, di evitare che cadesse in mano ai nazisti. Gli offrirono dei grappoli d'uva che il giovane assetato ed affamato, consumò avidamente. Poi lo ricoprirono con una gonna ed un grosso fazzoletto. Avevano deciso di condurlo a casa per dargli indumenti maschili e aiutarlo a nascondersi o a fuggire. Ma sopraggiunse un "collaborazionista" e prese ad inveire contro l'americano che poi fu portato via dai tedeschi. Per le due donne cominciò una terribile odissea. Lasciamola raccontare a Matilde Canese: "Il collaborazionista, al quale però ho perdonato tutto, ci aveva minacciato di denunciarci. E così fece. Fummo interrogate da un maggiore tedesco. Ci disse che gli avevano riferito che eravamo delle donne sovversive e che avevamo cercato di aiutare un nemico. Ci disse poi che per quello che avevamo fatto c'era la fucilazione. La cosa ci sembrava tanto assurda che io e la mia amica non ci rendemmo subito conto del grave pericolo contro il quale potevamo andare. I tedeschi non scherzavano. Ci consegnarono alle SS che ci caricarono su un camion e ci condussero prima in carcere a Villa Andreino, poi a Baccano di Arcola in una villa dove c'era un comando tedesco. Chiesi ad un tedesco che conoscevo, certo Vincenzino, che cosa sarebbe mai accaduto di noi". "Non so, rispose ma potrebbe andare molto male: Kaputt". Io e l'Enrica scoppiammo in lacrime. Non avremmo più rivisto le nostre famiglie. "Il giorno dopo ci portarono davanti al comandante. Come sempre facevo dissi "buongiorno". La risposta dell'ufficiale fu "buongiorno traditori della patria". E con l'accendino fece "pum-pum". Non c'erano dubbi ci avrebbero fucilato". "Invece - ha continuato la donna - ci portarono a Villa Andreino. Vi rimanemmo quattordici giorni. In prigione trovammo la vecchia Paganini, poi morta in campo di concentramento, e le sue figlie Bice e Bianca . Le avevano arrestate perché avevano un figlio partigiano. Quando ci liberarono sembrò che fossimo uscite da un incubo". E' stato lo stesso signor Lombardo ad adoperarsi per rintracciare l'ingegnere americano che intanto, con la sua macchina, si era portato a Riomaggiore. Lo ha portato sul luogo dove l'apparecchio fu abbattuto e poi gli ha chiesto se voleva rivedere anche le due donne che lo avevano aiutato e che per lui avevano corso il rischio di essere fucilate . "Ma io sono venuto - ha detto Jule C. Spach - proprio per loro. Non le ho mai dimenticate". Ha fatto da interprete il genero del Lombardo, Pietro Pozzuoli. Poco dopo l'ingegnere americano e Matilde Canese si sono gettati l'uno nelle braccia dell'altra. Enrica Sturlese non si trovava invece a Campiglia: era a Chiavari, in visita a parenti. "La rivedrò quando tornerò con mia moglie e i miei figli, quest'estate" ha detto l'ex aviatore. 

 

BATTERIA CASCINO

Da wikiSpedia.

 
 

 STORIA

La batteria Cascino, fu una delle due strutture spezzine dotate dei poderosi obici da 305 mm., l'altra era quella del forte Cavour alla Palmaria. Tali pezzi di artiglieria erano anche quelli di maggior calibro presenti durante la Seconda Guerra Mondiale, visto che in tale epoca i pezzi più grandi, quelli da 400 mm. del forte Umberto I, non erano più in funzione. La batteria Cascino, aveva il compito di colpire le navi nemiche che si fossero avvicinate al Golfo spezzino; la portata dei pezzi era di oltre 17.000 metri. Tali obici potevano sparare un colpo ogni 5 minuti, in considerazione del tempo necessario per caricare i proietti, che pesavano 442 kg. l'uno. Come si può vedere dalla due foto originali dell'epoca, i proietti venivano trasportati tramite piccoli carrelli, e caricati sui pezzi con appositi montacarichi. I proietti, le cariche e gli esplosivi venivano tenuti in apposite riservette scavate nella roccia, e leggermente distanti dalla zona pezzi. La batteria fu servita da personale della Milmart prima, e poi da marinai della R.S.I., come si può notare dalle due foto. Dai dati in nostro possesso questa batteria, non entrò mai in azione contro navi nemiche, perchè mai si avvicinaro alla Spezia, ma verso la fine della guerra, aprile 1945, spararono contro gruppi di partigiani presenti nei boschi vicini. Durante il mese di aprile del 1945, a causa di un vile sabotaggio, un obice saltò in aria causando la morte di dodici marinai italiani. Parlando della batteria Cascino, è importante accennare alla presenza, all'inizio della strada che conduce a Campiglia, della polveriera dell'Acquasanta, edificio costruito nella seconda metà dell'800, in una zona protetta, essendo collocato in una stretta valle, ma vicina all'Arsenale militare.

 POSIZIONE E STATO ATTUALE

La batteria Cascino è collocata in località Costarossa, vicino allo splendido paese di Campiglia, a circa 320 metri s.l.m.; tale località prende il nome dal colore delle rocce ivi presenti, diaspri di colore rosso granata. La particolarità della struttura è quella di essere posizionata non in cima ad un promontorio o in vetta ad un monte, ma nascosta a mezza costa; la struttura è infatti invisibile dal mare, e i proietti scavalcavano l'ultima parte del monte e poi arrivavano in mare aperto, ciò era possibile grazie al tiro curvo degli obici. Verso il mare era collocata solamente la centrale di tiro, foto sotto, la quale forniva i dati per il puntamento degli obici. La zona pezzi è completamente protetta da una struttura in cemento armato, di notevole spessore, alla quale si accede tramite una piccola apertura. Imponenti sono le quattro piazzole degli obici, separate le une dalle altre da traverse, sempre in cemento armato, e percorribili tramite varchi. Nella zona a ridosso del monte vi sono i locali interni, ancora dipinti di bianco, nei quali venivano tenuti i proietti pronti all'uso e tutti i materiali necessari alla batteria. I locali del personale ed il corpo di guardia sono invece collocati più in basso, lungo la strada che conduce alla Spezia; sempre sulla strada ci sono, come detto, altri locali adibiti a depositi veri e propri, probabilmente di epoca anteriore alla struttura dei pezzi. Attualmente le varie strutture sono adibite a maneggio. Stato attuale: buono.

CARATTERISTICHE

Anno: anni '20 Funzione: antinave Armamento: 4 obici 305/17

 

 

Home | Su | Storia Antica | Chiesa di Campiglia | Costruzione del Campanile | I Savoia a Campiglia | Castellana | I Viticoltori di Campiglia | Ubaldo Mazzini | Le Eroine di Campiglia | Scorci di vita paesana | I Casati di Campiglia | I Limiti del Territorio | Abitanti di Campiglia | Dal Paraguay

Ultimo aggiornamento: 20-02-12