Storia

10-06-12

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Borgo sul crinale delle colline che chiudono il golfo dalla parte occidentale. In aperta posizione, domina la costa delle Cinque Terre  con ampi squarci panoramici sulla zona orientale del golfo e sulle Alpi Apuane.

Da Campiglia la costa scende rapida al mare con la lunga successione delle Cinque Terre. Ubicato tra la Castellana ed i non lontani resti megalitici del Monte della Madonna (Biassa) è probabile che il borgo sia la continuità di un insediamento preromano. (foto veduta aerea)

OTTOCENTO ANNI DI STORIA DI CAMPIGLIA.

981 -  Un toponimo "Campiglia" appare in un diploma dell'imperatore Ottone II, ma incerto se si riferisca a questa località.  Viene comunque indicata quale località “de piscatione et venatione” (pesca e caccia).

1185 - (29 Luglio) - Il castello di Campiglia è riconosciuto da Federico I di Svevia appartenere al Vescovo di Luni.
Questo venne costruito probabilmente dal vescovo di Luni nel XII secolo, durante il periodo nel quale i vescovi si preoccuparono di fortificare i territori posti sotto la loro giurisdizione, per difenderli dalla cupidigia sia dei marchesi Malaspina, sia della repubblica di Genova.
La costruzione è citata una seconda volta, nello stesso modo, nel Febbraio del 1191, nell’atto nel quale l’imperatore Enrico VI riconfermò la sua protezione sulle terre del vescovo di Luni. Dopo questo atto il castello non appare più in alcun documento. Con molta probabilità, il vescovo perse ben presto questa terra, essendo essa nel XIII secolo, ormai incuneata nel territorio posto sotto l’influenza  o sotto il dominio diretto di Genova.

1231 - (15 Luglio) Papa Gregorio IX attribuisce al monastero di San Venerio del Tino le terre  dell’Abbazia  e la metà delle decime di Campiglia.

1326- Prima notizia della Chiesa di Santa Caterina di Alessandria in Campiglia, questa prima cappella dedicata alla Santa la cui immagine, in rilievo di pietra, collocata successivamente nell’apposita piccola nicchia, sopra l’altar maggiore è, a sua volta attorniata da un pregevole quadro grande riproducente l’Annunciazione e S. Caterina con ai lati S. Martino e S. Giovanni Battista.

1470-1471 - Detta chiesa risulta dipendente dalla chiesa plebana di Marinasco. A quest'epoca risale la costruzione del coro tutt'ora esistente. L'impianto attuale della Chiesa è del Secolo XVIII quando ebbe la nomina a rettorato, in seguito, molte sono state le aggiunte ed i rifacimenti. Ma la facciata ed il campanile (1883) sono di questo secolo. Diviene parrocchia staccandosi da Biassa.

1838- Dell'antico castello non resta che il nome usato per denominare un sito del paese dove però non c'è traccia di rudere. Così anche le antiche case sono state via via rimaneggiate e le facciate sono scomparse sotto gli intonaci recenti. L'abitato di Campiglia, che adesso costituisce il più elevato ed il più piccolo dei quartieri di La Spezia (metri 405 sul livello del mare e poco più di un centinaio i residenti) iniziò a sorgere sul crinale che unisce il monte Castellana al monte Coregna, ambedue particolarmente impervi, quando lo scelsero come rifugio pressoché inaccessibile a gruppi armati, alcune famiglie giunte dal mare, per sfuggire a scorribande piratesche. Campiglia costituisce infatti uno splendido osservatorio per poter avvistare naviglio veleggiante in mare aperto o nelle acque racchiuse dei golfo. Quando la popolazione si accorse che in caso di prolungato assedio,  in caso di guerra, erano necessarie riserve alimentari, cominciò a dedicarsi all'agricoltura, cominciò l'adattamento a cultura dei fianchi rivolti al mare sia del monte Castellana come del monte di Coregna, come dell'intero territorio denominato complessivamente "Tramonti" . Le Coste del Monastero di S. Venerio dell'Isola del Tino indicano che questo processo di acculturazione delle terre dell'Albana e del Persico si deve anch’esso ai religiosi benedettini di quel monastero. Esso poi prende più vigore e più ordine nei secoli XIV e XVI. Ebbero quindi gloria, ricchezza e potenza in La Spezia i famosi ammiragli usciti dalla famiglia dei Biassa che traeva il nome dal natìo loco in cui Campiglia era considerata non più che un'appendice. Sotto la guida di codesti Signori le popolazioni dei borghi montani iniziarono la costruzione dei muri a secco, che ancor oggi costituiscono la più gigantesca opera civile che connota come incomparabile il paesaggio di tutto il promontorio che ad ovest delimita il Golfo, e dalla terraferma sino a Portovenere. Fa parte della storia sociale di Campiglia il fatto che i suoi abitanti, che al principio del '900 superavano ancora le 400 unità appartenessero tutti a due soli casati: quello dei Canese e quello degli Sturlese. La progressiva rottura dell'isolamento ha evidentemente variato questa nota, anch'essa condivisa con Biassa, dove è ugualmente limitato il numero dei casati sino al limitare dell'epoca moderna.

SUL TOPONIMO CAMPIGLIA

La prima citazione del toponimo si ha in un atto dell'imperatore Ottone II, redatto nel 981, 18 Luglio, indizione 9: "etiam Campilia cum piscatione et venatione sua". L'atto è riportato nel Regesto del Codice Pelavicino, curato dal Prof. Michele Lupo Gentile (Atti della Società Ligure di Storia Patria, Genova, 1912). La citazione pone alcuni problemi, perché le due successive citazioni del 1185 e del 1191 richiamano una località prossima, nella sequenza documentale, a Carrara: "castrum Campiliae et curtem Cararie". Il Volpe non si pone questo problema e nel suo studio a titolo "Toscana medioevale " (Sansoni, Firenze, 1964) cita il castello di Campiglia  "dominante il golfo della Spezia" ed il castello di Campiglia "sopra Portovenere" . Più sicure sono le citazioni che si rinvengono nel Cartolario del Tino, giacente presso l'Archivio di Stato di Torino, pubblicato da Giorgio Falco. In atto del 1161, mese di Giugno, Guiscardo da Vezzano vende al Monastero di San Venerio del Tino una porzione della terra di Albana. Vi è citato il toponimo Serra de Persico (serra = passaggio in alto). In atto del 1214, 17 Ottobre, Bornazono e Balzano, signori di Carpena, concedono al Monastero di San Venerio del Tino tutti i loro diritti sulla terra di Albana: "totam parte nostra terre Albanne, silicet duas partes sextedecime partis totius terre Albane, et omne ius, ationes, quod et quas in tota terra Albanne habemus, et raciones utiles et directas, realles et personales infra has coherencias: a costa de Persico versus Mucolunum". In atto del 1231, 13 Luglio, indizione III, si legge: "terra de Albana, de Avernano, de Monte Bartario, medietatem decimarum de Portuveneris et de Campiliis….". In atto 1275, si legge: "cui terre coheret ab uno latere Capud Rubeum versus Albanam…" ed è la prima volta in cui viene citata la costa detta delle "Rosse". Sia il Persico sia Albana sono toponimi di natura sacrale, rispettivamente "pietra altare" e "luogo alto dove si offrono le carni", e sono di origine pre-romana. Persico è chiaramente di origine tosco-umbra (persklum). Albana è di origine indo-europea (apporto uralo-altaico ?) mentre Campiglia è chiaramente un toponimo di origine latina (campilia neutro plurale collettivo) e significa " terre di proprietà comune destinate a coltivi".-
 

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Ultimo aggiornamento: 14-01-08